Gronchi: “L’Europa deve intervenire affinché tutti i Paesi che hanno sottoscritto l’accordo lo applichino effettivamente, al fine di garantire alle imprese di far parte di un mercato realmente concorrenziale nel rispetto dei sistemi normativi, tributari e fiscali”
Confesercenti Toscana ha promosso l’iniziativa “Web tax. Novità e prospettive della tassa sul digitale” a cui hanno partecipato Nico Gronchi, presidente di Confesercenti Toscana e gli europarlamentari Susanna Ceccardi, Beatrice Covassi e Nicola Danti. All’incontro, tenutosi nel Palazzo Gambacorti/Mosca, è intervenuto anche l’assessore al Turismo del Comune di Pisa Paolo Pesciatini, che ha dichiarato: “Nel portare i saluti dell’Amministrazione Comunale di Pisa, desidero sottolineare il valore del ruolo svolto dalle associazioni di categoria che rappresentano e tutelano le imprese del nostro territorio locale e nazionale, quelle piccole e medie imprese che costituiscono il motore della nostra economia. Ritengo determinante il confronto e il contributo alla comprensione di una questione attualissima, dove la tecnologia e il digitale svolgono un ruolo sempre più dirompente, da affrontare in un’ottica globale di rispetto delle regole. In questo caso la mancanza di regole distorce gli equilibri fiscali e concorrenziali tra le imprese del mercato tradizionale e quelle che operano nel web”.
Il 2024 è il primo anno di applicazione in Italia delle norme sulla Global minimum tax, un sistema coordinato di regole di contrasto all’erosione globale della base imponibile delle imposte societarie sviluppato dall’Ocse (il cosiddetto Pillar 2) per fronteggiare possibili meccanismi di elusione fiscale internazionale, derivanti dalla digitalizzazione e dalla globalizzazione dell’economia.
“La questione che Confesercenti poniamo non è ovviamente quella di restringere il campo delle attività digitali o di limitare le vendite online, ma è la necessità, non più differibile, di garantire un mercato realmente concorrenziale nel rispetto dei sistemi normativi, tributari e fiscali – ha affermato Nico Gronchi, presidente di Confesercenti Toscana -. Per questo si è posto da tempo un problema di politica fiscale e di Web Tax che per le dimensioni e le caratteristiche del fenomeno non può che essere di dimensione Europea prima e di armonizzazione a livello globale poi”.
Le norme sono rivolte ai gruppi multinazionali e nazionali con ricavi complessivi pari o supe riori a 750 milioni di euro e sono finalizzate ad assicurare che questi gruppi siano soggetti a una tassazione effettiva di almeno il 15% in relazione ai redditi prodotti in ogni Paese in cui operano. Le regole del Pillar 2 si basano su tre meccanismi che si compensano e si sovrappongono: l’imposta minima domestica, quella integrativa e l’imposta minima suppletiva con l’obiettivo che l’interazione di questi meccanismi garantisca una imposizione effettiva.
Il maggior gettito che l’Ocse stima a livello globale è tra i 150 e 190 miliardi di dollari circa per anno, una cifra che gira tra il 6,5% e l’8% delle entrate fiscali sulle società e per l’Italia che è passata dalla “vecchia” digital tax, che ha portato solo 230 milioni di introiti da queste compagnie, alla Global minimun tax si stimano entrate per oltre 2,5 mld di euro.
Perché tutto questo accada sembra però necessario arrivare ad un numero minimo di Paesi che abbiano approvato le nuove norme e ad oggi questa soglia minima non è stata raggiunta. Infatti, nonostante il Pillar 2 sia stato approvato da oltre 140 paesi in sede OCSE, le giurisdizioni che lo hanno implementato in tutti e tre i meccanismi ad oggi sono soltanto 16 e tutte in Europa, mentre le altre hanno modalità e tempistiche differenti. Tra tutte, le due economie più grandi del mondo, la Cina e gli Stati Uniti, non implementeranno il Pillar 2 nel 2024 e nessun Paese dell’America Latina e quasi nessun Paese emergente ha per ora implementato le norme, e numerosi altri Paesi sembrano adottare un approccio attendista.
I dati confermano i motivi della resistenza di questi paesi: nel 2022 il giro d’affari aggregato delle 25 maggiori compagnie web mondiali ha toccato quasi quota 1.800 miliardi di euro, pari al 90% del Pil italiano. il 70% del fatturato è stato generato dai colossi statunitensi, il 26% da quelli cinesi e solo il 4% dai gruppi di altre nazioni ma con differenze importanti: i primi tre player, Amazon, Alphabet (Google) e Microsoft, rappresentano da sole oltre il 50% dei ricavi. In Italia il fatturato aggregato delle prime 25 compagnie ha raggiunto 9,3 miliardi nel 2022.
“Confesercenti ha chiesto in più occasioni che l’Italia si facesse parte attiva nel sostenere una Global mininum tax per i colossi del web e con i Decreti di fine anno si è arrivati all’introduzione effettiva in Italia e in molti Paesi europei – ha proseguito Gronchi -. È una enorme passo avanti, ma se l’Europa non continuerà ad insistere nel pretendere che tutti i Paesi che hanno sottoscritto l’accordo lo applichino effettivamente, rischiamo di vanificarne gli effetti e anzi creare un effetto boomerang per le economie europee i cui danni diretti di scaricherebbero in particolare sulle piccole e piccolissime imprese”.
L’Unione europea sembra infatti al momento più isolata rispetto a quelle che erano le aspettative iniziali di introduzione della Global minimum tax e il paradosso è che, a livello globale, in mancanza di un allargamento futuro del numero di Paesi aderenti potrebbe avere delle ripercussioni sulla competitività delle imprese europee e Italiane che si troverebbero a dover sostenere ulteriori oneri fiscali.
“Con l’iniziativa odierna, chiediamo ai parlamentari europei eletti in Toscana di tenere alta l’attenzione su questo tema a livello europeo, monitorando l’andamento effettivo della nuova Global minimum tax e prevedendo correttivi se e quando si renderanno necessari –ha aggiunto Gronchi, L’impresa diffusa del nostro Paese deve essere messa in grado di competere ad armi pari o le grandi sfide del digitale, dall’internet of things fino all’intelligenza artificiale, finiranno per essere una condanna e non una opportunità”.
“Bene l’entrata in vigore della global minimum tax per i colossi del web che pagavano cifre irrisorie a fronte di ricavi miliardari. Tuttavia, l’impegno in sede europea deve continuare, con l’obiettivo da un lato di far applicare effettivamente la ‘minimum tax’ in tutti i Paesi comunitari e dall’altro di farla diventare davvero ‘global’, ovverosia in vigore anche nei Paesi extraeuropei – ha dichiarato l’europarlamentare Susanna Ceccardi. Altrimenti a rimetterci saranno le nostre imprese, già peraltro minacciate da numerose misure dell’Ue a trazione socialista le quali, nel nome della sostenibilità ambientale, stanno mettendo gravemente a rischio sia la produzione che l’occupazione, rivelandosi insostenibili economicamente e socialmente”.
“Si tratta di un importante primo passo, ora le regole vanno applicate. In Europa dobbiamo lavorare per una maggiore armonizzazione fiscale e per impedire l’elusione fiscale programmata – ha affermato l’europarlamentare Beatrice Covassi. Al tempo stesso, occorre rafforzare gli strumenti e le agevolazioni fiscali a sostegno dell’occupazione e della produttività delle nostre piccole e medie imprese. Digitalizzazione e innovazione sono la chiave per la loro competitività anche sul piano internazionale”.
“Grazie a Confesercenti per aver organizzato questa iniziativa su un tema essenziale per il presente e per il futuro – ha detto l’europarlamentare Nicola Danti. L’approvazione della Web Tax, appena entrata in vigore, è un primo passo fondamentale per garantire la parità fra mercato online e offline, a partire dalla tassazione. Le grandi aziende internazionali devono pagare le stesse tasse di chi fa impresa e lavora nei nostri territori. Continueremo a livello europeo a monitorare e a premere perché questa legge venga applicata e rispettata in tutti i Paesi. Non possiamo più permettere distinzioni che favoriscano le grandi compagnie”.