Confesercenti Campania, la protesta di parrucchieri ed estetisti: “Chiediamo di riaprire: perdite di 20milioni, 60mila lavoratori a rischio”

Manifestazione in piazza, il Presidente Schiavo: “Settore in crisi, il Governo non dà ristori, 16mila attività in difficoltà, non possono pagare fitti, tasse e utenze. Un’ingiustizia tenerli chiusi quando garantiscono sicurezza”

Si è tenuta questa mattina, dinanzi alla Prefettura di Napoli, la manifestazione organizzata da Confesercenti Campania per tutelare il settore “benessere e parrucchieri”, in gravissime difficoltà a causa dell’anno di pandemia. Circa mille i manifestanti della categoria “Immagine e Benessere” di Confesercenti, con la partecipazione dell’associazione “Stamm Ca” e di altri rappresentanti delle partite Iva.

Tra i presenti c’erano Vincenzo Schiavo (Presidente Confesercenti Campania), Nicola Diomaiuta (Presidente Regionale Immagine e Benessere di Confesercenti) e Giuseppe Esposito (Coordinatore Provinciale Immagine e Benessere e presidente dell’Associazione “Stamm cà”), ricevuti in Prefettura da Dario Annunziata, dirigente membro del Gabinetto del Prefetto Marco Valentini.

«Abbiamo chiesto – spiega Vincenzo Schiavo – di girare le nostre istanze al Governo e al Ministero dell’Economia: imporre la chiusura a queste attività è un’ingiustizia: garantiscono sicurezza per la salute dei clienti, devono riaprire quanto prima, così si alimenta solo l’abusivismo. Bisogna dare dignità e futuro ai nostri seri imprenditori, attendiamo anche ristori concreti dal Governo».

«Un incontro giunto al termine di una lunga manifestazione in piazza: Confesercenti Campania – aggiunge Vincenzo Schiavo – è stata al fianco di categorie vicine al tracollo dopo una chiusura che dura da quasi 10 mesi, visto che l’apertura a singhiozzo non solo non ha ripianato le perdite ma ha illuso e procurato più danni che benefici. Diamo voce a 16mila imprese in Campania, 7mila solo a Napoli e provincia, per il settore di parrucchieri/barbieri, centri estetici, benessere e immagine. Si tratta di 35mila addetti diretti e di oltre 20mila indiretti: quasi 60mila lavoratori in gravissime difficoltà. In media le perdite di fatturato sono di oltre 20 milioni, del 40{b35c1e45cb385639600882afa3c3e77d9bceae41c873c5daf9ce0c719a1e8a38} rispetto al 2019, con punte di 70{b35c1e45cb385639600882afa3c3e77d9bceae41c873c5daf9ce0c719a1e8a38} e con molte attività che non riescono a pagare i fitti, le utenze e la tasse. Chiediamo la riapertura delle attività, la sospensione dei canoni e dei tributi, la risoluzione di problemi atavici di scarsa tutela, quali l’abusivismo e l’assenza di ammortizzatori sociali per dipendenti e donne in maternità. Da un lato per loro non c’è futuro, dall’altro il governo non fornisce risposte e ristori adeguati, visto che molti esercenti non hanno ricevuto neanche un euro. La categoria lega indissolubilmente il proprio intero reddito al negozio, senza questo introito non sopravvivono, e parliamo di 100mila euro di fatturato annui per il 90{b35c1e45cb385639600882afa3c3e77d9bceae41c873c5daf9ce0c719a1e8a38} delle imprese. Fatturato che sale anche a 2000/250mila euro in media per i centri estetici/benessere che lavoravano molto con alberghi, nelle terme e nei luoghi turistici, ovvero in settori totalmente azzerati».

Di rimando Nicola Diomaiuta (Presidente Regionale Immagine e Benessere di Confesercenti), sottolinea: «Chiediamo di riaprire: i mesi di chiusura sono stati troppi, i sostegni sono ridicoli, quasi pari a zero, invochiamo anche maggiori controlli pur di tornare a lavorare. Riapriamo in sicurezza, ma riapriamo. Prima della chiusura abbiamo investito migliaia di euro in dispositivi per sanificare e per adeguare le nostre attività alle norme anti-Covid, ma non è servito a nulla. Molti di noi hanno subito il distacco della corrente perché non riescono a pagare le utenze, alcuni non hanno mai riaperto, altri non apriranno mai più. C’è poi il problema abusivismo, che tocca numeri enormi e che realizza un paradosso: gli abusivi senza controllo lavorano e sono pericolosi, per l’igiene e per la salute collettiva. Noi che rispettiamo le regole, e garantiamo nei nostri negozi l’assoluta sicurezza, invece siamo chiusi».

I tanti esercenti presenti hanno, simbolicamente, sistemato una poltrona da coiffeur in piazza, calpestando a turno un registratore di cassa, segno della loro impossibilità a far fronte alle spese.

«Siamo partite Iva – dice la signora Giulia, titolare di un centro estetico – il che vuol dire che non abbiamo sostegni e che continuiamo a versare le tasse anche da fermi. Non ne possiamo più». «Gli abusivi sono troppi ed esistono barbieri di serie A e di serie B – dice invece Antonio, barbiere –,non capisco come sia possibile, in tempi di chiusura, che politici e calciatori abbiano le acconciature chiaramente sistemate nelle ultime ore, sono i soliti privilegiati?».