Formazione, abusivismo e lavoro: l’impegno di Chiara Pengo in Confesercenti

Intervista alla Responsabile del settore estetica di Confesercenti Immagine e Benessere

Con uno spiccato senso del bello, sin dalla tenera età,  Chiara Pengo decide di convogliare la sua vena artistica in una professione che con la bellezza ha molto a che fare: la nail stylist. Ma non si ferma a quello: dopo aver preso un attestato in “Applicazioni e decorazione unghie artificiali” sceglie di completare la sua formazione e diventare estetista. Una volta terminati gli studi apre due centri estetici a Milano, le Fate Chic. La sua vita non è solo lavoro, ma anche famiglia e impegno in Confesercenti, dove si batte, principalmente, su tre temi fondamentali per il comparto: formazione, abusivismo e riduzione del costo del lavoro.

Partirei proprio dalla formazione, che ha giocato un ruolo importante nella sua carriera. Quale può essere il percorso migliore per far sì che i giovani si appassionino al vostro mestiere e far sì che si sentano gratificati, sia a livello formativo che professionale?

Tutto parte dalla scuola. Non solo deve formare, in maniera qualitativa, ma deve anche far capire che il nostro è un mestiere in cui tutto ruota attorno alla passione per quello che si fa. La formazione è continua e va fatta anche e soprattutto quando si lavora. Il nostro settore è in continua evoluzione: cambiano le tecniche, i prodotti, i macchinari e se non ci si aggiorna non si può offrire alla clientela un servizio adeguato. Dico che ci vuole passione in quanto la formazione, spesso,  la si fa nei giorni di riposo. Le aziende devono mettere i propri dipendenti nelle condizioni di aggiornarsi e i dipendenti si devono rendere disponibili. Per le aziende avere personale qualificato è un plus importante, per il dipendente formarsi diventa la principale forma d’arricchimento professionale. Proprio per questo auspico che le istituzioni siano al fianco delle aziende in questo importante percorso di crescita.

Ci sono ben quattro proposte di legge che riguardano la vostra professione, il cui iter ancora non è terminato. Quali interventi, a disciplina del vostro settore, dovrebbero, secondo lei essere intrapresi quanto prima?

Innanzitutto, ritengo sia necessario rendere il comparto più strutturato. A mio parere, andrebbe quanto prima ufficialmente riconosciuta la figura dell’onicotecnico e regolamentate le aperture dei punti nails: chi dà vita ad una di questa attività deve, inderogabilmente, essere un’estetista certificata, avere una struttura adeguata, usare strumenti sterilizzati, prodotti di qualità, formare costantemente i propri dipendenti. Solo così metterà sul mercato una realtà professionale e qualitativa. E professionalità e qualità pagano.

Altra questione molto importante per la sua categoria è l’abusivismo. Persone che fanno il vostro mestiere a casa, senza pagare tasse, con condizioni igieniche a volte dubbie e usando prodotti di provenienza non certificata. Cosa crede si possa fare per arginare questo fenomeno?

L’abusivismo è un tema centrale per noi.  Da tempo chiediamo che vengano effettuati maggiori controlli, pur rendendoci conto di quanto sia complesso svolgerli in abitazioni private. A nostro parere se si abbassassero i costi del personale le aziende assumerebbero di più e le persone non sarebbero interessate a lavorare in nero. Quindi incentivare le aziende ad assumere significherebbe, anche, contribuire a combattere l’abusivismo.

Parliamo del suo ruolo in Confesercenti. Cosa vuole dire per lei essere Responsabile di settore per Immagine e Benessere e quali saranno i suoi primi punti in agenda?

Sicuramente una grande soddisfazione personale, dopo tanti anni di lavoro e di studio. Un importante riconoscimento, a livello umano e professionale. Il mio impegno verterà su due punti principali: sul tentativo di arginare l’abusivismo, devastante per il comparto e per tutta l’economia, e contribuire fattivamente affinché la formazione divenga sempre più qualitativa e che porti le figure che compongono il nostro settore ad essere un modello in termini di preparazione. Il tutto con un’attenzione alla riduzione del costo del lavoro, centrale per le imprese, soprattutto micro e piccole.

Cosa consiglia ad un giovane che vuole svolgere la sua professione? Ed a un potenziale cliente?

Ai giovani consiglio di valutare bene cosa li spinge a intraprendere questo mestiere, una professione dura, anche fisicamente. Se a motivarli è la passione per questo tipo di attività allora saranno in grado di superare qualsiasi ostacolo. Al cliente suggerisco di scegliere bene le strutture alle quali si affida: il criterio deve essere la qualità e non il prezzo. Ricordo che stiamo parlando di servizi legati all’immagine e al benessere, quindi se la scelta deve ricadere su strutture senza requisiti adeguati o abusive consiglio di rinunciare.

Quali interventi fiscali crede siano inderogabili per contribuire alla crescita e alla floridezza del suo comparto?

Sicuramente un ricalcolo dell’Iva su prestazioni di estetica oncologica: occorrerebbe differenziarle da quella legata a servizi puramente estetici. Infine, torno sul tema degli sgravi fiscali per le imprese che creano occupazione. Chi assume crea ricchezza, stabilità e contribuisce al sistema paese. Credo si debba investire seriamente in questo settore, fatto di tante piccole realtà che, ogni giorno, alzano la saracinesca facendo fronte a periodi di crisi, ad un costo del lavoro alto ed alla concorrenza sleale e che operano con serietà, onestà e preparazione, rappresentando uno dei migliori esempi del Made in Italy.